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Grazia Deledda

Sotto il cedro del Libano: Grazia Deledda a Roma

«Siamo a Roma, nella nostra casetta in fondo al mondo. Ma è tanto bello, quaggiù: una pace, una serenità, una tristezza solenne di esilio!».

 Queste sono le inedite parole che Grazia Deledda scrive all’amico Domenico Oliva il 12 ottobre 1912 riferite al villino di via Porto Maurizio 15, sua definitiva abitazione romana.

Nella ricorrenza degli 80 anni dalla sua morte e dei 90 anni dal premio Nobel, nel 2016 la Biblioteca ha dedicato alla scrittrice uno spazio intitolato Sotto il cedro del Libano. Grazia Deledda a Roma, grazie alla donazione da parte della famiglia Morelli di documenti autografi, libri e oggetti che testimoniano la presenza a Roma della scrittrice e della sua famiglia.

Grazie Deledda, infatti, si trasferisce a Roma nel 1900 e proprio nella capitale si svolge la grande stagione letteraria: da Elias Portolu del 1903 a Canne al vento del 1913 e La madre del 1920, dalle novelle al teatro. Frequenta così il mondo culturale romano di primo Novecento: gli artisti esordienti, Angelo De Gubernatis, Giovanni Cena e l’ambiente della rivista «Nuova Antologia», dove escono a puntate molti dei suoi romanzi. Stringe rapporti con Sibilla Aleramo, Marino Moretti, Federigo Tozzi. La stessa Roma, i luoghi a lei più cari, trapelano tra le pagine come nelle novelle La Roma nostra e Viali di Roma.

Nel 2020 questo spazio è stato riallestito grazie all’importantissima e recente acquisizione dell’archivio della scrittrice rimasto di proprietà degli eredi, costituito da manoscritti autografi, lettere, fotografie, opere d’arte e anche arredi.

La sala da pranzo, composta da una credenza, un buffet e il tavolo, è stata realizzata per lei negli anni Venti dal lucchese Carlo Spicciani, uno dei massimi interpreti dello stile secessionista in Italia. Spicciani viene presentato alla Deledda da Plinio Nomellini, caro amico di famiglia, cui si deve di certo il più bel ritratto ad olio che si conosca di Grazia, realizzato nel 1913-’14. La credenza, il buffet e il tavolo sono inoltre arricchiti da preziose decorazioni ceramiche della Manifattura Chini di Borgo San Lorenzo.

Gli altri mobili di arredo della casa romana sono di fattura sarda. L’ambiente è poi arricchito da opere d’arte, non solo i suoi ritratti, quelli del marito Palmiro Madesani e del suocero Giuseppe Madesani, ma anche paesaggi come L’invito di Michele Cascella e la casa di Nuoro ritratta da Tino Pelloni e anche dalla sorella Nicolina Deledda, che firma pure il quadro Pellegrinaggio, oltre ai disegni di Giuseppe Biasi.

Nel villino di via Porto Maurizio Deledda, seduta allo scrittoio, ha davanti a sé il verde di un piccolo giardino, al di là del quale vive la sorella Nicolina, pittrice e illustratrice dei suoi testi. In quel giardino, sotto il cedro del Libano – titolo di una sua novella – le sorelle Grazia, Nicolina, Peppina con la piccola Mirella, sono protagoniste di incontri di vita quotidiana, intrisi però di letteratura, tra scambi di libri e opere. In mostra sono esposti oggetti che documentano proprio questo rapporto come la bambola che Deledda regalò a Mirella, un volume regalato a Nicolina. Arricchiscono l’esposizione un pupazzo di Eugenio Tavolara, il mandolino, due arazzi, due sedie, tutti appartenuti alla scrittrice.

La Biblioteca nelle sue collezioni già conservava dei documenti autografi significativi della scrittrice come la lettera a Domenico Oliva. A questi si erano aggiunti con la donazione Morelli nuovi rilevanti documenti come il dizionario della lingua italiana del 1861 utilizzato da Grazia Deledda, «il frusto vocabolario che era appartenuto a suo padre e ancora aveva odore e macchie di tabacco da naso», come viene scritto in Cosima. Nell’ultima pagina Deledda trascrive una citazione da Alfred De Musset: «Comment vis-tu, toi qui n’as pas d’amour?». E ancora due documenti autografi inviati da Stoccolma a Nicolina nel 1927 durante il conferimento del Premio Nobel. A Deledda come è noto fu assegnato il premio Nobel per la Letteratura dell’anno 1926. Secondo autore premiato dopo Carducci, Deledda è l’unica italiana ad aver ricevuto l’ambito riconoscimento. Ma proprio da Stoccolma scriverà a Nicolina il 9 dicembre 1927: «Il mondo è bello e vario come diceva Bertoldo, ma ancora un posticino dei più belli è tra via di Porto Maurizio e via Trapani».

La figura e la straordinaria opera di Grazia Deledda trovano così la giusta e necessaria collocazione all’interno del museo Spazi900, ad apertura della Galleria degli scrittori, dove sono esposti i premi Nobel Luigi Pirandello, Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo.