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Luigi Pirandello

Ben lontano dall’estetismo e dal “vivere inimitabile” di d’Annunzio, Pirandello decide con la sua scrittura di immergersi nelle contraddizioni proprie della vita degli uomini per svelarne le finzioni e la mancanza di senso. Preso atto del venir meno di ogni certezza e verità assoluta, all’inizio del Novecento l’io, intrappolato nelle sue molteplici maschere, si scompone e frantuma: è ciò che avviene al protagonista de Il fu Mattia Pascal, romanzo pubblicato nel 1904, a cui segue nel 1908 il fondamentale saggio sull’Umorismo. L’uomo, costretto nella società a recitare una parte, è al contempo Uno, nessuno e centomila, significativo titolo del suo ultimo romanzo. Il personaggio pirandelliano va alla ricerca della propria autonomia, di una vita autentica sia nei testi narrativi sia in quelli teatrali che raggiungono la loro massima espressione nel 1921 con i Sei personaggi in cerca d’autore, dove, attraverso il ricorso alla tecnica del teatro nel teatro, vengono svelati i meccanismi drammaturgici e scenici. Nella ricca varietà di romanzi, novelle e testi teatrali Pirandello mostra un continuo impegno nella scrittura, a volte ricombinando la propria materia, utilizzata in contesti diversi e al servizio di questa o quell’opera come emerge dal Taccuino segreto, strumento di lavoro di estremo rilievo che permette di entrare nel vivo del laboratorio dello scrittore tra abbozzi, appunti, riflessioni, studi preparatori. Nel 1934 gli viene conferito il premio Nobel per la Letteratura «per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica e teatrale».