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Giorgio Vigolo

Nel 1952 il nome di Giorgio Vigolo si lega a quello di dell’Arco, Pasolini e Sciascia nel numero della rivista «Orazio» interamente dedicato a Giuseppe Gioachino Belli. Nello stesso anno cura l’edizione integrale de I sonetti belliani e firma la nota alla raccolta di dell’Arco La peste a Roma. Studioso del Belli, fine critico musicale, traduttore, lo scrittore romano dalle poliedriche attività culturali oscilla nel suo percorso letterario tra la poesia e la prosa. Se il suo esordio si lega al nome dell’amico Arturo Onofri, che lo introduce nel mondo culturale della capitale, dal suo primo volume La città dell’anima del 1923 inizia il suo vagabondaggio alla scoperta di Roma. In Conclave di sogni del 1935 e in Linea della vita del 1949 i luoghi reali si intrecciano a quelli dell’anima, si incontrano così le piazze e le vie più amate dal poeta. Roma è di nuovo al centro de Le notti romane, raccolta di racconti del 1960 che segna il suo ritorno alla prosa, e di Spettro solare del 1973. Quella dei suoi racconti fantastici è una Roma barocca, magica e labirintica, dove vivere avventure oniriche in un clima romantico e decadente. Tutto il suo percorso letterario, che rimane sempre autonomo, al di fuori delle correnti novecentesche, è accompagnato dalla stesura del romanzo di carattere fantastico La Virgilia, ambientato in una Roma ottocentesca, dove amore e musica sono profondamente intrecciati. Vigolo, dopo aver scritto in giovane età il romanzo, torna più volte su di esso senza però riuscire mai ad arrivare a una versione definitiva. Alla fine, nel 1982, egli deciderà di pubblicare la prima stesura composta tra il 1921 e il 1922.