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Nel 1956 lo scatto fotografico di Rodrigo Pais coglie Alberto Moravia e Natalia Ginzburg al borghetto Prenestino mentre dialogano con una famiglia, la cui baracca era in parte franata per il maltempo. Dopo l’esordio con il romanzo Gli indifferenti del 1929, nel quale viene svelato il vuoto esistenziale della società borghese senza però la possibilità di una presa di posizione e cambiamento, e dopo il romanzo di formazione Agostino del 1944, gli anni del dopoguerra vedono Moravia, l’intellettuale borghese, avvicinarsi al popolo con La romanaLa ciociaraRacconti romani e Nuovi racconti romani, dove il racconto Addio alla borgata è ambientato nella borgata Gordiani. Il periodo vissuto tra il 1943 e il 1944 a Sant’Agata, presso Fondi, in fuga da Roma e dal fascismo, è un’esperienza decisiva per lui ed Elsa Morante, per la loro scrittura e per il loro rapporto. La copia de La ciociara posseduta da Elsa non a caso reca una significativa dedica: «A Elsa / questo libro in cui / forse inadeguatamente / è descritta una / esperienza comune». Autore di reportages, testi teatrali, sceneggiature come La signora delle camelie, Moravia ha animato da protagonista la vita culturale italiana del Novecento. I tragici eventi della storia segnano anche l’opera di Natalia Ginzburg. Il romanzo autobiografico Lessico famigliare del 1963, con il quale ottiene il premio Strega, intreccia la vicenda privata con gli avvenimenti storici dal primo dopoguerra all’ascesa del fascismo e alle leggi razziali, fino al secondo dopoguerra. La scrittura di Natalia Ginzuburg coglie la quotidianità apparentemente più banale e ha come motivo conduttore il tema familiare fino al suo ultimo romanzo del 1984, La città e la casa, le cui vicende si muovono sempre all’interno di una famiglia.