Salvatore Quasimodo
Se già Ungaretti aveva dato con i suoi versi un esempio di concentrazione del segno letterario, l’approdo della strada poetica da lui intrapresa è l’ermetismo. A partire dall’inizio degli anni Trenta si cominciano a gettare le basi di una comune koinè, di una comune poetica. Quasimodo pubblica le raccolte Acque e terre nel 1930 e Oboe sommerso nel 1932, proseguendo la sua attività con Ed è subito sera del 1942. Nel lavorare al raggiungimento di un’assolutizzazione della parola, egli isola i sostantivi in versi assai brevi, ponendo particolare attenzione al ritmo del verso. Con lui si è di fronte a una lingua scorporata, nella quale spesso vengono meno i nessi, le congiunzioni. Il massimo di concisione e concentrazione della parola è raggiunto nella poesia che dà il titolo al volume, Ed è subito sera. L’io si trova da solo con la sua tristezza esistenziale, conscio della propria precarietà. È un presente, quello del poeta, che per tutta l’opera tende a opporsi al periodo della sua infanzia, quando viveva ancora in Sicilia. La sua terra d’origine con il procedere dell’opera acquista sempre più i tratti di un luogo mitico, ormai lontano e perduto. L’apertura alla realtà troverà in seguito il suo pieno compimento nel volume del 1947 Giorno dopo giorno. Di fronte ai tragici avvenimenti della guerra e alla mutata situazione politica del dopoguerra, la poesia non può che diventare uno strumento di impegno sociale e politico. Il compito di Quasimodo diviene quello di «rifare l’uomo». Nel 1959 gli viene conferito il premio Nobel per la Letteratura «per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi».