A caccia degli antichi possessori: storia poliziesca con la lampada di Wood

30/10/2020

A caccia degli antichi possessori: storia poliziesca con la lampada di Wood

Spesso i segni e le enunciazioni di possesso dei più antichi lettori sono stati cancellati dai possessori successivi – depennati più o meno pesantemente, erasi o addirittura asportati ritagliando le pagine da chi è subentrato nel possesso e non voleva che risultasse visibile la provenienza del pezzo.

Alla pagina finale di una Bibbia (Biblia latina. Venezia, 1498. Subiaco, S. Scolastica II.C.11, c. EE4v - ISTC ib00603000, MEI 02125070), ad esempio, un'annotazione cinquecentesca di mano dal tratto sottile e irregolare, quasi certamente di possesso, è stata pesantemente depennata con inchiostro rosso e in basso un’altra annotazione è stata obliterata con inchiostro.

Più recentemente il collezionismo del XIX-XX secolo avviò delle vere e proprie campagne di lavaggio delle pagine dei libri antichi, per cancellare non solo le dichiarazioni di possesso ma tutte le note marginali eventualmente presenti, perché il modello ideale e più prezioso di esemplare antico era l’edizione immacolata da qualsiasi intervento successivo alla stampa.

Dagli ultimi decenni del Novecento – e con rare eccezioni anche prima – ci si è però resi conto dell’importanza culturale dei segni stratificati nel tempo sulle carte dei libri, in grado di renderli oggetti storici essi stessi: parole, disegni, segni. Così si fa ricorso anche a strumenti scientifici non invasivi per recuperare queste tracce, come la lampada a raggi ultravioletti (o di Wood) che fa risaltare le tracce di inchiostro lavato o evanito.

2_Versorio

Giovanni Versorio, Dicta super septem tractatus Petri Hispani. Napoli 1477.
Subiaco, S. Scolastica III.C.3, &11v nota d’acquisto

Fortunatamente poi, se si studia una collezione dotata di una certa organicità, capita che i medesimi indizi di possesso o d’uso ricorrano in più di un esemplare, così che il confronto fra quelli erasi o lavati con altri simili ne permette la decifrazione. Ciò è accaduto a S. Scolastica per gli incunaboli III.C.3 e III.A.1, che, grazie al confronto fra note più e meno visibili, si è capito essere giunti al monastero insieme, nel gennaio del 1480.

3_Paolo Veneto

Paolo Veneto, Expositio librorum naturalium Aristotelis. Perugia, 1477.
Subiaco, S. Scolastica III.A.1 nota di acquisto e vendita

In calce all’ultima carta dei Dicta super septem tractatus Petri Hispani di Giovanni Versorio (Napoli 1477, iv00237800, 02125265, III.C.3, c. &11v) una nota d'acquisto di un certo frate Nicolò da Veroli spiega: 'Hunc librum emi ego Nicolaus de Verulis a procuratore Sancti Francisci de Sublaco de intentione custodis dicti loci, qui vocatur frater Nicolaus de Urbe Veteri.' Frate Nicolò da Veroli acquistò dunque il volume di Versorio dal procuratore del monastero benedettino di S. Francesco di Subiaco, ora non più esistente, su intercessione di Nicolò da Orvieto custode.

Alla fine di un altro incunabolo coevo, l’Expositio librorum naturalium Aristotelis di Paolo Veneto (Perugia 1477, ip00211300, 02125097, III.A.1) si legge con molta fatica e l’aiuto della lampada di Wood una più estesa versione della stessa nota, che mette in relazione i due volumi. Dopo aver spiegato anche qui l’acquisto dell’Expositio per intercessione del custode di S. Francesco, fra Nicolò da Veroli prosegue dicendo di aver venduto, in data 3 gennaio 1480, l’Expositio al ‘reverendo patri Priori Monasterij [S. Scolasticae] cum Versorio', ovvero insieme all’esemplare dell'opera di Versorio che ora si trova in III.C.3. Il prezzo dei due incunaboli, stabilito in 16 carlini, gli fu in parte contato in denaro (12 carlini), in parte surrogato con un privilegio che è rimasto illeggibile – nonostante i raggi ultravioletti. All’epoca 16 carlini, corrispondenti a poco più di 1,5 ducati napoletani, equivalevano al valore d’acquisto di circa 80-100 euro attuali.

Effettivamente aveva senso l’acquisto di questi due incunaboli da parte del priore, per agevolarne la studio a tutti i confratelli. Entrambi sono di carattere filosofico (l’uno di filosofia naturale l’altro di logica), testi latini pienamente in linea con la formazione superiore dei benedettini, i cui monasteri funsero da centri di studio e di irradiazione culturale.

           4A_Paolo-Veneto_decorazione     4B_Paolo-Veneto_decorazione

In alto due carte dell’Expositio librorum naturalium Aristotelis di Paolo Veneto. Perugia, 1477.
Subiaco, S. Scolastica III.A.1, decorazione; in basso due carte dei dei Dicta super septem tractatus Petri Hispani
di Giovanni Versorio. Napoli 1477. Subiaco, S. Scolastica III.C.3, decorazione

4C_Versorio_decorazione     4D_Versorio_decorazione

I due esemplari presentano una simile decorazione (iniziali ornate in rosso o in azzurro, non in tutti gli spazi riservati) e soprattutto simili note di studio cinquecentesche di mani diverse – spiegabili con una fruizione collettiva dei testi da parte dei confratelli – e segnacoli in pelle del medesimo tipo, per agevolare il reperimento delle diverse parti di testo.

Grazie ai raggi ultravioletti e al confronto fra esemplari siamo così riusciti a decifrare in buona parte una lunga nota che apparentemente non era in grado di dirci più nulla, ma che in realtà aggiunge un tassello di conoscenza della politica culturale di un microcosmo benedettino.