I preliminari sono importanti: fogli di guardia di incunaboli di S. Scolastica

24/03/2020

I preliminari sono importanti: fogli di guardia di incunaboli di S. Scolastica

Le cosiddette guardie anteriori e posteriori erano dei fogli bianchi posti, al momento della legatura, in apertura e in chiusura delle edizioni, a protezione del testo a stampa. Anche oggi il libro ha fogli di guardia bianchi, ma mentre la sua veste definitiva è tale fin da quando esce dalla tipografia, agli albori della stampa e nella prima età moderna i testi impressi venivano quasi sempre venduti nelle librerie in fogli sciolti impilati. Una volta venduti venivano ripiegati, rifilati (ritagliati lungo i margini per regolarizzarli), cuciti fra loro e alla coperta desiderata, in pergamena, in pelle, o semplicemente di cartone (alla rustica).

Così la legatura era spesso fatta su misura dell’acquirente, personalizzata a seconda del suo gusto e delle possibilità economiche, e talvolta rifinita con materiale di riutilizzo locale o persino domestico. Talvolta nelle finiture si ricorreva a fogli di pergamena già usati e ritenuti non più utili, che garantivano più protezione di un semplice foglio di carta.

 Fra gli incunaboli di S. Scolastica, il II.D.8 è un noto manuale per confessori, la Summa casuum conscientiae di Battista De Salis impressa a Venezia nel dicembre del 1499 (is00050000). Di quest’edizione sopravvivono oltre 200 copie, che lo rendono un esemplare relativamente poco raro.

 1_FLorio e Biancofiore_Subiaco

Frammento di Florio e Biancofiore [Roma, 1495-6] trovato nella legatura di un manuale per confessori.

Ben più raro è quel che troviamo invece riutilizzato come guardie dell’esemplare sublacense, un residuo della sua legatura originale.

Come guardie posteriori vi sono ora due fogli di pergamena in carolina con passi biblici tratti dall'Apocalisse...

La carta di guardia anteriore è invece costituita da un foglio di pergamena manoscritto e di una carta stampata legata al contrario del senso di lettura – con tracce evidenti di incollatura alla coperta nella legatura originale. Quello a stampa è testo in ottave del cantare di Florio e Biancifiore (o Biancofiore), leggenda medievale d’amore e d’avventura che ebbe una straordinaria fortuna in tutte le letterature europee.

 

2A_Florio_Biancofiore_Erlangen_a1r      2B_Florio e Biancofiore_Erlangen_b3v

Florio e Biancofiore [Roma, 1495-6], unico altro esemplare al mondo oggi a Erlangen, Biblioteca universitaria.

La pagina utilizzata nella Summa casuum viene da un’edizioncina impressa in caratteri gotici a Roma intorno all'anno 1500 (if00228760, c. b3v), che ad ora sopravvive in un unico esemplare integrale conservato alla biblioteca universitaria di Erlangen.

Il dettaglio materiale delle risguardie e guardie coeve suggeriscono molte cose. Innanzitutto che il primo ambiente di lettura del manuale del confessore fosse religioso. Una nota di possesso coeva riconducibile ad un frate di area romana (‘Hyacintus de Urbe’) conferma che il manuale del confessore fu rilegato all’interno di un monastero – dove c’era gran disponibilità di fogli della Bibbia consunti dall’uso ma ancora utilizzabili per la resistenza del supporto pergamenaceo. Sorprendente è piuttosto il fatto che anche un testo come Florio e Biancifiore fosse nella stessa disponibilità di un istituto religioso. Evidentemente i frati che studiavano e meditavano la Bibbia ogni tanto si dilettavano anche con avvincenti intrecci profani.

Uniti dal destino, i due incunaboli in questione sono un esempio lampante della differente sopravvivenza degli esemplari a stampa, legata alle dimensioni fisiche del libro (il manuale dei confessori di oltre 470 carte, il cantare di sole 12!) e insieme della trasversalità di pubblico che caratterizzò la letteratura in ottava rima.

Altri fogli di guardia dei volumi di S. Scolastica, come di tutti gli incunaboli, possono aprire imprevedibili squarci nel passato. Il II.B.15, una Summa Theologiae di Tommaso d’Aquino (it00204000: Venezia 1478), ha come fogli di guardia, residuo della legatura originale, un documento notarile con tanto di signum tabellionis e uno proveniente dalla curia imperiale (sec. XIV?).